La signora Ramotswe riteneva che il mondo fosse composto da cose grandi e cose piccole. Le cose grandi erano scritte in grosso e non si potevano ignorare - guerre, oppressione, il sistematico furto da parte di ricchi e potenti dei generi di prima necessità di cui i poveri avevano bisogno, di quel poco che avrebbe reso la loro vita più tollerabile; eventi ricorrenti che potevano rendere traumatica anche la semplice lettura del giornale. Tutte quelle crudeltà quotidiane, palpabili, che si potevano tanto facilmente evitare... ma non era possibile pensare solo a questo, riteneva la signora Ramotswe, altrimenti si passava la vita a piangere, e le crudeltà sarebbero state comunque perpetrate.E così toccava alle piccole cose: gesti di aiuto reciproco, quando era possibile; tentativi di migliorare la propria vita: atti d'amore, tazze di tè, risate.Gli intelligentoni potevano anche ridere di queste semplici risorse, ma, si chiedeva lei, che cosa avevano da proporre, in cambio?